Chi sono - Stefano Polato - Cucina Verticale - Lascia che mi presenti e vi spieghi

Come è nata Cucina Verticale?

Lascia che mi presenti e che ti spieghi come tutto è iniziato...

Non sapevo che strada prendere. Subito dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali ero confuso.

Che cosa avrei fatto della mia vita?

Prima di buttarmi nel mondo del lavoro, decisi di fare un’esperienza…

L’amore che i miei nonni mi avevano trasmesso per la cucina e la natura mi spinse a iscrivermi a un corso di cucina.

Risultato?
Mi si aprì un mondo, fatto di sapori, profumi e bellezza.

Da lì a breve aprii il mio ristorante.

Sentivo però che mancava qualcosa. Essere un semplice cuoco-ristoratore non mi bastava, volevo saperne di più sul mondo della cucina e dell’alimentazione.

“Che impatto ha ciò che mangiamo sulla nostra salute?” 

Me lo chiedevo ogni giorno.

Iniziando ad approfondire mi scontrai con una parola che avrebbe rappresentato una svolta per la mia vita, personale e professionale: 

Epigenetica

In sostanza, qualcuno aveva capito che i nostri geni si modificano in base a quello che facciamo, all’ambiente in cui viviamo, ai sentimenti che proviamo e… al cibo che mangiamo.

Boom!

Ero scioccato.

Capii per la prima volta che il cibo che preparavo
poteva fare del bene o del male a chi lo mangiava.

Ero arrivato alla prima grande realizzazione: 

il cuoco, e chiunque si metta ai fornelli, ha il compito principale di somministrare vita.

Una cosa però era certa: non ero ancora quel tipo di cuoco, facevo ancora molti errori in cucina, nonostante mi considerassi capace.

Questa consapevolezza stava per cambiare tutto.

Decisi di iniziare a studiare e frequentare medici, biologi e nutrizionisti.

La mia carriera stava per cambiare per sempre.

Sentivo che quello era l’inizio di un percorso importante, ma ancora non avevo capito quanta strada restava da fare.

Uno dei nutrizionisti che frequentavo mi chiese di inviargli delle mie ricette, spiegandogli tutti i passaggi e gli ingredienti utilizzati, in modo da potermi dare un giudizio su quanto fossero sane.

Gli inviai le ricette che ritenevo più adatte sperando in una risposta positiva.

Mi sbagliavo di grosso.

Avevo commesso diversi errori etichettati come comuni, errori che tutti commettiamo e che ci vengono insegnati fin da piccoli.

Come è possibile che nessuno ci abbia mai detto che, ad esempio, cuocendo le patate a temperature troppo elevate produciamo acrilammide, una sostanza potenzialmente cancerogena?

Ero arrivato alla mia seconda realizzazione: 

al cuoco, che deve assumersi la responsabilità di somministrare vita, bisogna affiancare un nuovo tipo di consumatore, maggiormente consapevole.

In questo modo alzeremo il livello e quei cuochi che non lavorano correttamente saranno obbligati ad aggiornarsi e migliorarsi.

Avevo iniziato a sviluppare nuove ricette adottando
un approccio scientifico e smettendo di voler, esclusivamente, impressionare i miei clienti attraverso il gusto

Una delle nuove amicizie nel campo della nutrizione mi avvertì che mi sarebbe arrivata una chiamata da una sua amica.

Ancora non potevo immaginare quanto quella chiamata potesse essere importante per la mia vita e per la vita di tutte le persone che avrei deciso di aiutare.

Quella chiamata arrivò e dall’altra parte del telefono c’era Samantha Cristoforetti.

Ancora non sapevo che da lì a poco sarebbe diventata la prima donna italiana ad essere andata nello spazio.

E mai avrei immaginato che gli alimenti che si sarebbe portata con sé li avrei preparati proprio io…

Stava iniziando la mia avventura all’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea.

L’inizio fu tutt’altro che facile.

Un astronauta mi aveva accolto regalandomi un libro.

“Che gentile” pensai all’inizio.

In realtà, il titolo di quel libro rappresentava un segnale ben preciso:

“Failure is not an option” (il fallimento non è un’opzione).

Il messaggio era arrivato forte e chiaro: si giocava sul serio.

Nello spazio le condizioni estreme rendono ancora più importante il nutrimento derivante dal cibo.

Le preparazioni per quella prima missione furono un successo e ne seguirono tante altre, come quelle di Paolo Nespoli e Luca Parmitano.

La pressione iniziale di quel regalo si era trasformata in un vero mantra:

L’alimentazione può essere uno dei tuoi più grandi alleati per riuscire a vivere bene.

Ma può anche diventare il mezzo con il quale ti autodistruggi.

La mia figura ha continuato ad evolversi grazie alla continua formazione e i miei piatti sono diventati un veicolo di ciò che la scienza afferma.

È così che è nato il concetto di
Cucina verticale
la scienza di potenziare il cibo anziché danneggiarlo.

Ma Cucina Verticale non è solo uno slogan… è un metodo.

Un metodo composto da 3 pilastri:

 

1. Scelta: Molti degli problemi nascono dalle scelte sbagliate che fai nel momento in cui acquisti gli alimenti. Anche i più esperti si fermano in superficie e finiscono con il commettere errori pericolosi per la salute quando scelgono gli alimenti.
2. Trasformazione: La trasformazione del cibo è probabilmente la scienza di maggior impatto e importanza nel mondo della cucina. Qui si possono amplificare le qualità positive di un alimento o creare sostanze dannose per la salute.
3. Conservazione: Una fase molto sottovalutata, ma determinante e capace di cambiare completamente le proprietà di un alimento, sia in positivo che in negativo.

Padroneggiare questi 3 pilastri ti porta ad essere un vero Cuoco della Salute (come amo definirlo) ed è proprio ciò che vorrei aiutarti a diventare.

Aver elaborato questo metodo ha permesso alle centinaia di persone che seguono i miei corsi di raggiungere uno stato decisamente maggiore di benessere attraverso il cibo e la cucina.

Questa storia era solo una piccola introduzione al mondo di Cucina Verticale.

Sono veramente felice che tu abbia letto fin qui e di fare questo percorso insieme a te.

Stefano

Stefano Polato